Possiamo intossicarci con il glifosato?

 Traduco e pubblico l'articolo del 23 giugno 2014 scritto dall'autore del blog TOMATES CON GENES (pomodori con geni) JM MULET, Professore titolare di biotecnologia (area di biochimica e biologia molecolare) dell'Università Politecnica di Valencia, Direttore del Master di Biotecnologia Molecolare e Cellulare delle Piante (CSIC-UPV) e ricercatore nell'istituto di Biologia Molecolare e Cellulare di Piante (IBMCP). Divulgatore di temi relazionati con biotecnologia e alimentazione.

[https://jmmulet.naukas.com/2014/06/23/podemos-intoxicarnos-con-el-glifosato/] 









E' sempre interessante e stimolante ascoltare quello che ha da dire un addetto ai lavori, specialmente quando si chiama JM MULET.







POSSIAMO INTOSSICARCI CON IL GLIFOSATO?

Il glifosato si è trasformato nel cavallo di battaglia di molti gruppi ecologisti. E’ curioso perché gran parte del suo esito è dovuto al fatto che inibisce enzimi di piante, quindi praticamente non manifesta tossicità negli animali. Un altro vantaggio è la sua scarsa vita media nel suolo, biodegradandosi in specie non tossiche. Tutto questo lo rende migliore di molte altre alternative, alcune delle quali continuano ad essere utilizzate, ma ovviamente, visto che non hanno niente a che fare con i transgenici, non è conveniente demonizzarli. Un altro vantaggio è che brevetto è scaduto nel 2000, quindi il suo prezzo è più che accessibile. E se rimane qualche dubbio, l’IC50 (un parametro che misura la tossicità) del glifosato è minore di quello della caffeina o dell’aspirina.
Questa è la grande evidenza scientifica dietro la tossicità del glifosato. Un articolo ritirato. | Food and Chemical Toxicology, 50 (2012) 4221-4231. doi:10.1016/j.fct.2012.08.005


Ciò nonostante, il glifosato è diventato un obbiettivo dei gruppi ecologisti, che sorprendentemente non dicono niente di erbicidi molto più tossici come il paraquat. Dicono anche che gli agricoltori sono obbligati a comprare il “pacchetto tecnologico”. L’agricoltore è costretto ad un “pacchetto tecnologico” solo se si compra un Mcintosh, dovendo passare a Apple con qualsiasi hardware periferico o applicazione. Nel nostro caso, chi vuole può comprare i semi RR e chi vuole può comprare l’erbicida, libero dal brevetto. Eppure, si sente parlare solo di glifosato. Anche in Europa, dove non c’è nessuna varietà resistente al glifosato nei campi, si fanno manifestazioni contro gli OGM gridando contro il glifosato, al posto di andare al Leroy Merlin o a tutto un euro nell’angolo dove lo vendono per giardinaggio.

Nonostante la consistente informazione sulla sua sicurezza d’uso, si arrampicano ad un articolo del recentemente scomparso Andrès Carrasco, più truccato della moto di un rocker, ed ad un altro di Seralini che è stato ritirato. Non sembra un’evidenza scientifica molto seria a cui aggrapparsi, ma in tempi di carestia ci si accontenta anche di buccia di patate.

Vie di degradazione del glifosato



Ciononostante, la strategia allarmista ed il marketing della paura, fa in modo che la gente continua a temere l’uso del glifosato. Come ha dichiarato l’EFSA, in Europa i pesticidi non stanno comportando un problema per la salute. Ma purtroppo, la disinformazione genera un terrore, seppur ingiustificato. Il mio amico Fernando Bedetti mi ha inviato alcuni calcoli relativi alla questione del se fosse possibile intossicarsi di glifosato per esposizione ambientale:

Lavoriamo con “ipotesi di estremi”.

La concentrazione del glifosato commerciale è 35,6 grammi in 100 mL. (0,356 grammi in 1 mL = 365 g in un L). La dose massima utilizzata è di 6 litri per ettaro.

In generale si utilizza vari mesi prima della semina, l’altra dose si utilizza quando la pianta di soia si trova nei suoi primi stadi di sviluppo. Supponiamo 2 volte per 6 litri = 12 litri. Quindi equivale a dire 365 grammi/L moltiplicato per 12 L = 4,272 kg per ettaro.

Supponiamo un ipotetico caso estremo. Supponiamo che tutto il glifosato cada sulla piante e che venga totalmente assorbito e che passi ai semi. Ovviamente questa condizione non è reale. Se tutto il glifosato cadesse sula soia, non servirebbe a nulla visto che si utilizza per uccidere le erbacce; cioè, il glifosato utile è quello che agisce sulle erbacce, quindi quello che cade fuori dalle piante di soia; ma ipotizziamo il peggior caso. Inoltre anche se cadesse nella foglia, questo non implicherebbe che si trasporti e si accumuli nei semi. Quanto glifosato per chili di semi si incontrerebbe?

Vediamo: il rendimento medio per ettaro di soia è di 30 quintali, cioè 3.000 kg.

Quindi: 4,272 kg di glifosato diviso 3.000 kg di soia = 0,001424 kg = 1,424 grammi di glifosato per kg di semi.

I ratti di Seralini furono sottomessi ad una dieta giornaliera di 400 mg/kg di peso. Ovvero 0,4 grammi per chilogrammo di peso corporeo.

In una persona di 60 kg questo equivarrebbe ad una dose di 24 grammi di glifosato al giorno.

Una persona dovrebbe mangiare ogni giorno e per due anni circa 16,8 kg di soia.

La domanda è: qual è l’effetto delle tracce in una dieta continua?

E’ evidente che “l’esperimento” di Seralini non risponde a questa domanda.

Tutto ciò, assumendo due circostanze non assumibili (tutto il glifosato sulla soia e che vada tutto nei semi), e comunque valori da cui l’esperimento di Seralini è molto distante (Seralini, quest’uomo tanto citato dagli antitransgenici). In realtà, il glifosato si degrada molto prima di raccogliere la soia. L’altro articolo a cui si faceva riferimento consisteva nell’iniettare glifosato in embrioni di pollo o di rana… qualcosa che neanche in questo caso può essere definito evidenza sperimentale solida.

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